sabato 9 novembre 2019

PEDAGOGIA: Le scuole per il popolo

1. LE SCUOLE DI DOTTRINA CRISTIANA


La necessità di combattere l'ignoranza della gioventù povera fu al centro delle iniziative di Castellino da Castello: egli ebbe l'idea di attirare i giovani poveri offrendo loro mele e promettendone altre se fossero tornati in Chiesa ad imparare le preghiere. A questo primo momento, seguì l'inizio di un processo di educazione, fondato nel 1546, con la Compagnia dei servi de' puttini. In questo contesto era essenziale l'insegnamento basato sui cononi della dottrina cristiana: qui la formazione catechesi era associata all'apprendimento della lettura e scrittura.
I docenti erano il priore, che dirigeva la scuola e insegnava la dottrina cristiana, insieme a tre sottopriori, due dei quali insegnavano a leggere, scrivere e a controllare che si mantenesse il silenzio e le buone maniere. 

2. GIUSEPPE CALASANZIO

Risultati immagini per giuseppe calasanzioGiuseppe Calasanzio, un prete dell'ordine degli scolopi, fu il fondatore delle scuole Pie, ovvero quello che sembrerebbe essere il rimodello delle scuole primarie attuali. Il percorso era figurato in due livelli da quattro anni ciascuno e in ogni classe, che poteva contenere fino a 70 alunni, c'era un unico maestro che insegnava.  Da questo momento in poi, il modello delle scuole pie, divenne di ispirazione per tutte le scuole successive. Il regolamento del 1610, esplicita che per i più piccoli, si doveva attaccare al muro una carta con un alfabeto di lettere molto grandi, ma anche di sillabe e semplici parole. Il passaggio da una classe ad un'altra era possibile solo tramite un esame e solo i migliori potevano accedervi. Si imparava a leggere e a scrivere in lingua volgare: solo le famiglie più benestanti potevano avere le lezioni in latino. I testi su cui i bambini imparavano a leggere erano di carattere religioso. Le preghiere erano in latino e si imparava anche il loro significato.

3. SILVIO ANTONIANO

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Silvio Antonano pubblicò un'opera. Essa contiene moltissime consigli su come educare i figli a essere buoni cristiani. Secondo Antoniano era necessaria un'azione precoce di assefuazione alla disciplina per contrastare la tendenza al male. Questa educazione molto severa era necessaria per il bene della prole e per allontanare i figli dal male. Egli era favorevole a impiantare le buone abitudini in età assai precoce ed era convinto che bisognasse crescere i gli avvezzandoli a pratiche di vita da adulti, in quanto considerati piccoli adulti.

PSICOLAGIA: Sviluppo e psicoanalisi oltre Freud

1. LA NASCITA DEL MOVIMENTO PSICOANALITICO

Freud dopo aver spiegato la sua teoria, si incontrò con Adler, Jung e Reich per discutere una o più teorie psicoanalitiche. Fondamentalmente fu l'incontro con Jung, medico svizzero, ammirato da Freud perchè rappresentava l'unico psicoanalista in grado di condividere le stesse idee.

2. ALFRED ADLER

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Il pensiero di Alfred Adler è moderno. La sua pscicologia raccoglie i fermenti di trasformazione presenti nella cultura del suo tempo e li traduce in un'interpretazione profondamente innovativa della psiche e dei comportamenti umani. Secondo il suo pensiero l'uomo deve sempre attenersi alla logica della vita collettiva, fin da bambini cresciamo ricevendo messaggi che ci obbligano ad adattarci alle costrizioni di una cultura ma ci garantiscono sicurezza.
Adler dedica ampio spazio allo studio e all'interpretazione dei sogni infatti a differenza di Freud, per lui, i sogni non sono l'espressione dei desideri trattenuti ma un messaggio che l'individuo si dà, sperimentandosi con i propri vissuti in una situazione immaginaria ma che viene vissuta come se fosse reale.


3. CARL GUSTAV JUNG

Risultati immagini per carl jungUn altro membro di questo gruppo psicoanalitico con Freud e Adler fu Jung, il quale spiega che i sogni, e quindi l'inconscio, non hanno a che fare solo con il rimosso individuale e con i desideri, ma con una dimensione storica e collettiva. jung propose due approcci per analizzare il sogno.
L'approccio obbiettivo spiega che ogni persona nel sogno si riferisce alla persona "vera": la madre è la madre. L'approccio soggettivo, invece, spiega che ogni persona nel sogno rappresenta un aspetto del sognatore.





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4. WILHELM REICH

Wilhelm Reich, rimase subito affascinato dalla psicoanalisi ed entrò subito nella cerchia di Freud.
Reich iniziò a mostrare dei disaccordi con le tesi freudiane secondo cui l'essere umano a un certo puntodeve reprimere i suoi desideri sessuali, rinunciando così alla pienezza della sua soddisfazione.

SOCIOLOGIA: Le forme della struttura sociale

2, IL GRUPPO SOCIALE

  • GLI AGGREGATI STABILI
Un insieme di persone che interagiscono tra loro in modo strutturato, occupano posizioni e svolgono ruoli. Il carattere strutturato della loro interazione le rende un aggregato stabile, cioè una figura sociale riconoscibile. Quando poi al carattere di aggregato strutturato si aggiungono altri elementi, nasce ciò che la sociologia chiama "gruppo sociale".
Il gruppo sociale è un insieme di persone che interagiscono in modo strutturato, sentono di appartenere a quel gruppo, sono percepite dagli altri come appartenenti a quel gruppo.
  • GRUPPI PRIMARI E GRUPPI SECONDARI
Risultati immagini per gruppo primario e secondarioUn gruppo primario è costituito da un piccolo gruppo di persone che prevede in ruoli molto flessibili e i rapporti coinvolgono fortemente la personalità e l'affettività dell'individuo. Oltre alla famiglia un gruppo famigliare può essere composto da amici, partenti, compagni di classe, mentre non lo sono una grande azienda o un ministero.
Un gruppo secondario invece, è un vasto aggregato di persone che hanno tra loro rapporti spersonalizzati e governati da regole rigidamente strutturate. Sono gruppi secondari, per esempio, oltre alla grande azienda o al ministero, la polizia, la scuola, un partito politico.

SOCIOLOGIA: Le forme della struttura sociale

1. L'ISTITUZIONE

  • CHE COS'E' UN'ISTITUZIONE
Nel linguaggio quotidiano parliamo di istituzioni scolastiche, istituzioni sanitarie, istituzioni militari.
Nel senso comune l'istituzione è un sinonimo di un'organizzazione di un pubblico interesse, ovvero di un'aggregazione di persone e cose che operano in maniera coordinata per ottenere determinati scopi di utilità generale.
Istituzioni sociali sono quei modelli di comportamento che grazie al processo di ripetizione e tipizzazione si sono cristallizzati in ruoli all'interno di una certa società.
  • LE NORME
Quando si parla di comportamenti vincolanti, obblighi legati a certe posizioni, ci riferiamo all'esistenza di un contenuto normativo delle istituzioni sociali. Se un comportamento istituzionalizzato è una cosa da fare, esso rappresenta una regola vincolante, una norma sociale a cui bisogna adeguarsi. Non ha importanza se sia un obbligo giuridico, un obbligo morale o una regola della buona educazione. 
Ciascuna istituzione sociale implica un insieme di norme a cui gli individui ritengono di doversi assoggettare.



venerdì 11 ottobre 2019

PEDAGOGIA: L'educazione nell'Europa cattolica tra 600 e 700

3. LA RATIO STUDIORUM

  • UN MODELLO DI RIFERIMENTO
Risultati immagini per ratio studiorumI  gesuiti si interrogarono su quale fosse il programma scolasticpo migliore. Per stabilirlo, discussero a lungo, per questo avviarono una serie di sperimentazioni. Le varie proposte vennero esaminate una a una a Roma da un'apposita commissione.
Solamente dopo cinquant'anni, i gesuiti giunsero a codificare il loro modello definitivo di studi.
La Ratio studiorum costituì il modello indiscusso cui fecero riferimento anche gli altri ordini religiosi. Essa era un ampio documento che definiva le regole che dovevano seguire i superiori, i professori e gli alunni, nonchè gli orari, i programmi, la didattica, le norme di comportamento.
Ogni collegio veniva diretto da un rettore, che rispondeva del suo operato al padre provinciale.
I gesuiti avevano la diretta obbedienza al papa, ovvero consentiva loro di non dipendere dai vescovi. Per questo essi non avevano applicato la suddivisione dei territori in diocesi.

PEDAGOGIA: L’educazione nell’Europa cattolica tra 600 e 700

1. RIFORMA PROTESTANTE e RIFORMA CATTOLICA
  • UNA SOCIETÀ PROFONDAMENTE RELIGIOSA
Si è pensato, per molto tempo, che tra Umanesimo e Rinascimento si fosse affermata una cultura già laica. La realtà però è molto più sfumata.
Nella prima metà del Cinquecento l’Europa fu percorsa da numerosi fermenti che miravano a moralizzare la cristianità. Il movimento di riforma intorno alla Chiesa, la Riforma cattolica, iniziò prima dello scisma di Lutero.

2. I GESUITI: LA NASCITA DELL’ORDINE
  • NUOVI ORDINI RELIGIOSI
Durante il periodo della Riforma cattolica, si diffusero nuovi ordini religiosi, orientati principalmente all’ educazione; ad esempio quello dei barnabiti, quello dei somaschi, la Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola, la Compagnia di Gesù, e molte altre.
  • UNA CONGREGAZIONE VOTATA ALL’INSEGNAMENTO 
La Compagnia di Gesù, era una comunità quasi simbolo della Chiesa postridentina.
Lo scopo era quello di un’opera di “cattolicizzazione” del mondo, ciò prevedeva nella riconquista di Roma delle aree passate al protestantesimo; prevedeva anche nella conversione dei popoli non cristiani.

martedì 8 ottobre 2019

SOCIOLOGIA: Il processo di istituzionalizzazione

4. L'IRRIGIDIMENTO DELLE RELAZIONI SOCIALI

  • LA RIPETIZIONE
All'origine dell'istituzionalizzazione vi è una caratteristica particolare di tutto l'agire umano per cui esso è consuetudinario. Siamo esseri abitudinari, molto di più di quello che crediamo, infatti tendiamo a ripetere la stessa azione in diversi modi.
In questo modo molte azioni diventano possibili con un basso livello di attenzione, facendo in modo di risparmiare energie psicofisiche.
La ripetizione è una sorta di surrogato del corredo di istinti che l'uomo, a differenza degli altri animali, non possiede. Essa è parte di quella "seconda natura" che l'essere umano deve costruire intorno a se per sopravvivere.
  • LA TIPIZZAZIONE
L'uomo normalmente compie azioni consuetudinarie non sufficienti. E' necessario che le azioni abitudinarie avvengano nel contesto di una relazione sociale, e che nella relazione sociale esse siano riconosciute come tali, cioè come azioni abitudinarie.
La tipizzazione è la cristallizzazione di un certo comportamento per tanti individui: l'azione si svincola dalle scelte di una singola persona, quindi finisce per standardizzarsi per un'intera collettività. 

sabato 21 settembre 2019

SOCIOLOGIA: Il processo di istituzionalizzazione

3. L'INTERAZIONE E LA RELAZIONE SOCIALE

  • L'INTERAZIONE
Posto che l'azione sociale è quel comportamento umano che avviene in riferimento reale o presunto ad altri individui, è naturale che essa sia di norma l'origine di un'interazione, cioè di un sistema di azioni e reazioni reciproche tra due o più individui. L'intera società è fatta di interazioni tra individui, gruppi, organizzazioni. 
L'interazione può essere talmente fugace da divenire impercettibile.
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  • LA RELAZIONE
Quando l'interazione si ripete o si prolunga nel tempo, essa comincia a "produrre" un certo contenuto stabile e tra gli individui coinvolti si forma una specie di legame, una relazione tale per cui il comportamento dell'uno tiene fin dal principio conto del comportamento atteso dall'altro.
Il nostro modo di comportarci non è più libero e casuale, ma sottostà a delle attese: mi attendo che l'altro mi saluti, se non lo facesse penserei che c'è qualcosa che non va.
Secondo l'esempio di Max Weber definiamo il rapporto tra due o più individui che orientano reciprocamente le loro azioni "relazione sociale". Attraverso le interazioni le relazioni sociali si formano, si riproducono e mutano nel tempo.

SOCIOLOGIA: Il processo di istituzionalizzazione

2. L'AZIONE SOCIALE

  • AZIONE E OMISSIONE
Max Weber definiva agire sociale l'insieme dei comportamenti dell'uomo che si riferiscono ad altre persone e azione sociale ogni singolo comportamento.
E' importante tener presente che un'azione sociale non è solo un "fare", un'iniziativa attiva: anche il "tralasciare", cioè omettere di fare qualcosa costituisce un'azione sociale.
Se per esempio viaggiamo sull'autobus senza biglietto, anche se nessuno lo scopre compiamo un'azione sociale, poiché essa ha delle conseguenze sul comportamento altrui.
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  • AZIONE E REAZIONE
Un'azione sociale è quel comportamento che forse non sortisce alcun effetto sulla società, ma che l'individuo compie credendo, anche inconsciamente, di suscitare determinate reazioni, effetti o risultati su altri individui.
Infine, è un'azione sociale quel comportamento individuale che è a sua volta una reazione a ciò che riteniamo sia l'agire sociale prevalente, anche quando si tratta soltanto di una nostra fantasia.
Per azione sociale si intende il singolo comportamento di un uomo, sia di azione sia di omissione, nella misura in cui esso, nelle intenzioni o negli effetti attesi, si riferisce all'azione di altri uomini.

SOCIOLOGIA: Il processo di istituzionalizzazione

1. LA SOCIETA', UN ORGANISMO STRUTTURATO

  • LA VITA SOCIALE DEGLI INDIVIDUI
Ai sociologi interessa sì indagare l'individuo, ma non l'individuo sotto ogni suo aspetto: per esempio non è rilevante dal punto di vista sociologico sapere come funziona il suo apparato digerente, nè interessa sapere che cosa ha sognato l'altra notte. 
Di tutto ciò che compone la vita di un individuo, solo quanto riguarda direttamente il suo rapporto con le altre persone interessa la sociologia.
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  • LE STRUTTURE DELLA SOCIETA'
La società non è un caos indistinto di individui che interagiscono tra loro, ma un organismo strutturato, composto di una moltitudine di forme intermedie di aggregazione. La famiglia, l'azienda dei trasporti pubblici, il gruppo di coetanei, la scuola sono tutte strutture della società che determinano, favoriscono e condizionano i nostri rapporti.
La società, dunque, è sempre articolata in gruppi e organizzazioni. I gruppi e le organizzazioni sono innumerevoli e di ogni genere e tipo. Perciò uno dei primi compiti della sociologia è studiare il carattere strutturato della società in tutte le sue articolazioni.

PSICOLOGIA: Sviluppo e psicoanalisi

3. LO SVILUPPO DELLA VITA PSICHICA:PROCESSO PRIMARIO E SECONDARIO

  • DUE PROCESSI, DUE PRINCIPI
Freud distingue la vita psichica tra processo primario e processo secondario.
Risultati immagini per processo primario e secondarioIl processo primario riguarda l'attività psichica dominata dall'inconscio, sostanzialmente tendente alla soddisfazione immediata dei desideri. Il neonato risponde a quello che Freud chiama principio di piacere, desidera soddisfare le sue pulsioni in maniera immediata.
Il processo secondario, l'attività psichica dell'Io inibisce le spinte istintuali e dilaziona la soddisfazione del desiderio: l'Io si adatta alla realtà, posticipando il desiderio e in alcuni casi anche rinunciandoci. Il bambino si adegua a un principio di realtà, si rende conto che è impossibile la soddisfazione immediata delle pulsioni. Impara a tener conto della realtà e delle sue esigenze, diventando capace di rinunciare a tendenze non compatibili con essa.
A fondamento del processo primario e del processo secondario della vita psichica stanno dunque il principio di piacere e il principio di realtà.

PSICOLOGIA: Sviluppo e psicoanalisi

2. LA PSICOANALISI E L'INCONSCIO

  • LA PSICOANALISI COME CONCEZIONE ANTROPOLOGICA
La teoria psicoanalitica è un modello complesso nel quale ritroviamo diverse proprietà. Freud stesso ha coniato il termine psicoanalisi per indicare:
Risultati immagini per psicoanalisi e inconscio> un procedimento per l'indagine di processi mentali, ovvero un metodo di 
ricerca per conoscere il funzionamento dei processi mentali
> un metodo terapeutico per la cura delle nevrosi
> una disciplina scientifica, ovvero un insieme di teorie psicologiche

La psicoanalisi costituisce quindi un modello teorico che propone una visione dell'uomo specifica e articolata, una concezione antropologica nella quale vengono sviluppati temi quali l'origine dell'Io, il rapporto tra individuo, società, cultura, il rapporto con la religione, con l'arte.



  • IL RUOLO DELLE PULSIONI E DELL'INCONSCIO
L'importante contributo di Freud è stato quello di evidenziare che lo sviluppo dell'uomo è determinato da pulsioni e da elementi inconsci, che influenzano comportamenti, pensieri, sentimenti.
Lo psicoanalista austriaco individua delle fasi di sviluppo comuni a tutti gli esseri umani; tuttavia oni individuo attraversa questi stadi in modo diverso e personale.
L'inconscio è una forza impersonale che dà origine a motivazioni e comportamenti, le cui radici sono da ricercare nell'infanzia.

PSICOLOGIA: Sviluppo e psicoanalisi

1. PSICOANALISI E SOCIETA'

  • IL VALORE DELLA TEORIA FREUDIANA
Risultati immagini per freudNel corso del Novecento la teoria psicoanalitica di Sigmund Freud è stata messa in discussione da più parti, alcuni aspetti sono stati superati e lo stesso metodo terapeutico è stato rivisto e modificato: oggi la psicoanalisi non occupa più il posto di rilievo che l'ha vista protagonista per molti decenni.
Secondo lo storico Zaretsky, la psicoanalisi rappresenta la prima grande teoria e praticadella vita personale, e si è sviluppata in un contesto storico che ne ha favorito lo sviluppo.
  • DALL'IDENTITA' FAMILIARE ALL'INCONSCIO INDIVIDUALE
I cambiameti dovuti ai processi di industrializzazione e urbanizzazione hanno modificato il senso di identità dell'individuo. Lo sviluppo del capitalismo industriale, con la separazione tra ambiente di lavoro e ambiente familiare, permise alla famiglia di organizzarsi in modo nuovo e agli individui di immaginare per sè identità extrafamiliari.
L'idea di un inconscio individuale elaborato da Freud rifletteva i cambiamenti in atto sul piano economico-sociale. La teoria freudaiana mette l'accento sulla particolarità di ogni esperienza umana per i singoli individui, sull'elaborazione assolutamente personale dei vissuti, sulle dinamiche inconsce che influenzano lo sviluppo, le scelte e i comportamenti.