4. L'INTERAZIONISMO SIMBOLICO A CONFRONTO CON ALTRI MODELLI
Il modello teorico dell'interazionismo, nell'analizzare il fenomeno del comportamento dell'uomo nel contesto sociale, si differenzia da altri due paradigmi, quello cognitivista e quello comportamentista.
- il PARADIGMA COGNITIVISTA sottolinea l'influenza che i processi mentali, o cognitivi, come il pensiero, la memoria, l'attenzione e la concentrazione, hanno sulla condotta dell'individuo. Tale orientamento riconosce un forte valore all'autonomia del soggetto ed evidenzia la rielaborazione personale degli stimoli che l'individuo riceve dal mondo esterno
- il PARADIGMA COMPORTAMENTISTA pone l'accento sull'importanza dell'ambiente e dell'esperienza per il comportamento: le condotte individuali sono viste come prodotto dell'ambiente. Gli stimoli provenienti dall'esterno, le ricompense e le punizioni determinano le risposte individuali. Emerge dunque un'immagine passiva dell'individuo e dei suoi comportamenti.
Le teorie dell'interazionismo simbolico sono state accolte con entusiasmo perché sottolineano la libertà e la responsabilità dei soggetti. Esse non si basano sull'individuo, ma sui modelli di relazione tra i singoli.
5. LO SVILUPPO DEL SE' NELLA TEORIA DI SULLIVAN
Sullivan definisce il sè come l'immagine che ognuno di noi ha di sè stesso: come ci vediamo, che opinioni abbiamo di noi. Quando il bambino riceve il latte e le coccole sperimenta un senso dell' "io buono", mentre se invece la madre smettesse di nutrirlo e di coccolarlo, sperimenterebbe l' "io cattivo".
Il concetto di sè non è un'immagine statica nè stabile nel tempo.
Infatti sono gli altri a fungere da specchio. Impariamo a conoscerci tramite le reazioni altrui ai nostri comportamenti. E questa consapevolezza è principalmente basata sulle reazioni interpersonali.
6. I DIVERSI SE' NELLA TEORIA DI NEISSER
Neisser sostiene che esistono diversi sé perché diverse sono le influenze subite dal bambino durante il periodo di sviluppo.
È possibile distinguere diverse tipologie di sè:
5. LO SVILUPPO DEL SE' NELLA TEORIA DI SULLIVAN
Sullivan definisce il sè come l'immagine che ognuno di noi ha di sè stesso: come ci vediamo, che opinioni abbiamo di noi. Quando il bambino riceve il latte e le coccole sperimenta un senso dell' "io buono", mentre se invece la madre smettesse di nutrirlo e di coccolarlo, sperimenterebbe l' "io cattivo".
Il concetto di sè non è un'immagine statica nè stabile nel tempo.
Infatti sono gli altri a fungere da specchio. Impariamo a conoscerci tramite le reazioni altrui ai nostri comportamenti. E questa consapevolezza è principalmente basata sulle reazioni interpersonali.
6. I DIVERSI SE' NELLA TEORIA DI NEISSER
Neisser sostiene che esistono diversi sé perché diverse sono le influenze subite dal bambino durante il periodo di sviluppo.
È possibile distinguere diverse tipologie di sè:
- il sé ecologico deriva dall'interazione con l'ambiente fisico
- il sé interpersonale è il risultato delle interazioni con le altre persone
- il sé esteso è basato principalmente su quanto l'uomo ricorda della propria storia personale
- il sé privato emerge quando il bambino si rende conto di essere l'unico a provare certe emozioni
- il sé concettuale è il contenitore degli altri quattro "sé"
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